DONNE
SALUTE AMBIENTE
Relazione di
Assunta Nigro
Ho accolto con
particolare favore l'iniziativa lodevole e di grande merito presa dal
coordinamento delle donne IdV regionale della Campania, con la nostra
coordinatrice Caterina Pace e Anita Sala consigliere regionale, in
quanto pone a confronto le diverse realtà del territorio campano e
pertanto mi consente,vista la mia origine e attuale residenza, di
parlare della mia provincia -SALERNO- ovvero di una provincia che
massimamente racchiude e ben rappresenta i temi del presente
incontro: donne, salute, ambiente.
Come noto la
provincia di Salerno è fra le più estese d’Italia con
conformazioni territoriali estremamente diverse. Infatti poche
province possono vantare una tale varietà di territorio che
possiede, è il caso di dire un mix, forse unico e affascinante di
mare, pianure e montagne, ovvero si estrinseca con una lunghissima
costa marina dominata dalla bellezza inimitabile della costiera
amalfitana che prosegue poi con la costa cilentana, giù sino ai
confini con la Basilicata; una fertile pianura denominata agro
nocerino-sarnese, terre rese fertili dalla presenza del vicino
Vesuvio, con ovvia vocazione agricola; per poi, il territorio, mutare
radicalmente allorché si spinge nell’entroterra verso la zona
montuosa dell’alto Cilento e degli Alburni, così raggiungendo
quella che è forse la terra meno conosciuta, perché poco
pubblicizzata, ma di certo affascinante valle del fiume Sele. Un
fiume che, con le sue acque, ha donato, per millenni, vita alla valle
e nel famoso ventennio, impoverendo a livello di risorse idriche la
nostra Provincia, ha assicurato sopravvivenza alle assolate e brulle
terre pugliesi.
E nel nome proprio
dell’acqua,che inizio questo brevissimo excursus, la valle del
Sele. Infatti è in questa valle che maggiormente si esplica la
presenza benefica e salvifica dell’acqua, un territorio che, in
virtù di tale ricchezza nonché per l’abbondante presenza anche di
acque minerali, riconosciute dai più accreditati termalismi fra le
migliori se non la migliore d’Italia, potrebbe essere, e purtroppo
non lo è a causa degli interventi dell’uomo, il più fertile,
salubre e ricco territorio dell’intera Provincia.
Vi parlerò solo
alcuni esempi di come una politica distruttiva rovina il territorio:
proseguendo nel percorso del fiume Sele, troviamo la zona di
Persano-Serre ove, proprio per le sue caratteristiche di “chiare e
fresche acque” di petrarchesca memoria, è stata situata un’ oasi
del WWF dove nidificano uccelli rari e dove, lungo quel tratto di
fiume, è possibile ancora trovare qualche esemplare di animali rari,
quale la lontra, segnale appunto di acque pulite. Pertanto, per
l’intelligenza di tutti, l’oasi era uno dei pochi luoghi che
maggiormente avrebbe dovuto essere salvaguardato … appunto per
l’intelligenza di tutti tranne che per quella del Commissario per
l’emergenza dei rifiuti. Costui, infatti, con scelta sconsiderata,
ha deciso, alcuni anni fa, di realizzare siti di stoccaggio di
rifiuti solidi in aree prossime al Sele, ossia prossime, come sopra
descritto, ad uno dei corsi d’acqua più puliti d’Italia (almeno
per il tratto medio alto). Una scelta che, come ovvio, sta uccidendo
il fiume e la sua oasi poiché il percolato, fuoriuscendo dalla
discarica non messa in sicurezza, è andato a scolare nel fiume Sele.
E al posto degli aironi rosati oggi, nell’oasi, possiamo ammirare
il passaggio di famelici gabbiani che, lasciato il mare, hanno
trovato il loro “giusto ambiente, nella discarica di Macchia
Soprana.
cosa dire se non
vergogna'
Lasciando, ora,
almeno in parte la valle del Sele, raggiungiamo la fertile piana di
Eboli che, nata con vocazione preminentemente agricola, è stata
negli anni 50/60 agevolata, in questa sua vocazione, da una
soddisfacente riforma agraria. Purtroppo oggi, anche questa piana non
esce, per una mancata programmazione assistita per l’agricoltura,
indenne dal disfacimento ambientale,.Infatti alla foce del Sele cosa
ha pensato di insidiare quella politica che dimostra poca
sensibilità,se non totale indifferenza,per la tutela
dell'ambiente?Una bella piattaforma per ospitare le ecoballe proprio
nel tratto di fiume che sistematicamente ogni anno straripa,ed è uno
spettacolo vedere le ecoballe passeggiare per i campi,ah ma sono
intervenuti come? Sistemando le ecoballe nella vasca di depurazione,
risultato? Lo si può immaginare.
Vergogna, sempre
vergogna!
Ma come dicevano
gli antichi “se Sparta piange Atene non ride”, infatti poco ha da
ridere anche l’area sarnese-nocerina che, come già detto, nata per
lo sviluppo agricolo, oggi, complice un'alta densità demografica e
uno sviluppo industriale attuato senza rispetto delle regole, ha
prodotto il sistematico avvelenamento delle acque del fiume Sarno,
ovvero ha prodotto un autentico scempio ai danni della popolazione e
delle colture del territorio.
Anche in questo
caso non esistono espressioni più efficaci della parola: vergogna!
Ebbene
amiche e presenti questo in materia ambientale è quello che sono
state le scelte fatte adesso voglio solo accennare alcune scelte in
via di realizzazione.Il danneggiamento del nostro territorio, già
polmone verde della regione campana, sta mettendo a dura prova la
nostra sopravvivenza, la nostra dignità e il futuro dei nostri
figli. Per questo ho colto l’occasione di questo convegno
dall’appropriato titolo “donne, salute e ambiente” per
denunciare con forza, come attraverso la distruzione dei corsi di
acqua del salernitano sta transitando proprio la distruzione
dell’ambiente. E se è vero che alla donna viene demandato il
compito di dare e difendere la vita, è partendo da questo assunto
che io, oggi, con poche ma, se consentite coraggiose parole, intendo
denunciare e difendere quella che ormai sta compromettendo, non già
la vita ma la sopravvivenza della mia Provincia. Ed è per questa
difesa ambientale che chiedo l’impegno del partito affinché con
forza chieda al Governo l’inizio, per la nostra Provincia, di una
politica diversa trasparente e condivisa dal popolo.
Solo
attraverso il richiamo, a livello nazionale, di una diversa
attenzione per i problemi salernitani possiamo, prima che sia troppo
tardi, ottenere la salvezza delle nostre acque e del nostro
termalismo, e spostando il problema anche al resto della Penisola
ottenere un fermo a tante perverse iniziative, come quelle che si
estrinsecano, ad esempio, nella folle “canalizzazione” dei fiumi.
Un’idea che, nata con la convinzione di poter contenere le acque
in alvei sempre più stretti e regolati, finisce coll’impedire un
rapido deflusso delle acque verso valle nei periodi di piena. Infatti
la natura, se imbrigliata, prima o poi si vendica, vedi i disastri di
Genova, Sarno e tanti altri luoghi.
Ma prima di
concludere vorrei tornare alla denuncia di progetti che, in un futuro
prossimo, qualora attuati, minaccerebbero e tornerebbero devastanti
per le popolazioni che abitano la Piana del Sele: la realizzazione
della seconda galleria, denominata Pavoncelli bis, per nuove
captazioni sorgive promosso e da realizzarsi a cura della Società
Acquedotto Pugliese S.p.A. su autorizzazione del Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti, della Regione Campania e Regione
Puglia. Il progetto mira ancora una volta a consentire alla Società
Acquedotto Pugliese S.p.A. di prelevare acqua dalle sorgenti di
Caposele e Cassano Irpino (Av) per una portata massima di 9000 litri
al secondo. Ebbene se è vero che l’acqua è qualcosa che non si
nega a nessuno è pur vero che quest’acqua, già poca, prima di
essere tolta, deve attentamente essere oggetto di studio per
determinare il reale fabbisogno delle nostre popolazioni e l’impatto
con le nostre colture. Anche il Vangelo invita ad amare il prossimo …
ossia il più vicino. Pertanto nessuno può, con un minimo di logica
dissetare la Puglia e assetare il “prossimo” salernitano. Inoltre
prima di procedere va anche valutato come questo progetto, se
realizzato, potrebbe deturpare il territorio e minacciare i bacini
idrografici del fiume Sele e del Calore Irpino. Ed in tal senso che
il WWF ha chiesto la Valutazione di Impatto Ambientale poiché il
previsto trasferimento nella Regione Puglia di un’altra consistente
aliquota idrica da derivare dall’invaso di Conza della Campania
(Av) potrebbe essere deleteria per l’omonima OASI del WWF.
Non a caso il
segretario generale WWF Italia ha già affermato che questi metodi
danneggiano gli ambienti naturali e compromettono la stessa
disponibilità di acqua, oltre a tradursi in un uso insostenibile
della risorsa che, paradossalmente potrebbe andare a moltiplicare il
problema siccità che si voleva, invece, risolvere.Per non parlare
poi dello spreco di denaro pubblico.I lavori, al momento, sono stati
fermati non già dal buon senso o da appropriati interventi
normativi, bensì da un contenzioso sorto fra la Società Acquedotto
pugliese e la Società italiana Condotte acque che vantava i diritti
di realizzazione essendosi assicurata detti diritti per via di un
precedente bando. Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di
sospensione del bando di gara d'appalto bandito con i poteri
commissariali, determinando così un conflitto culminato con un lodo
arbitrale che, depositato nell'aprile 2011, ha riconosciuto alle
società Condotte, DEC e Faver 38,3 milioni di euro; sono stati
inoltre liquidati 3 milioni di euro tra spese legali e consulenze.
E come diceva il
grande Totò: ed io pago! Vogliamo dire ancora vergogna?
Di problematiche ne
avremmo ancora tante da elencare ma dovendo, giustamente, porre
termine a questa mia relazione, vorrei citare quella che rappresenta
la “perla” di tutte le demenziali e scellerate iniziative: la
costruzione di un porto commerciale alla foce del fiume Sele, un’
opera che, se mi consentite, costituirebbe la totale rovina per la
bella costa salernitana. E ciò nell’ottica di un futuro davvero
“inimitabile” per i nostri poveri figli.
Ebbene, giunti a
questo punto finanche la parola “vergogna”
è insufficiente! E pertanto, se non vogliamo condannare davvero le
generazioni future dobbiamo oggi, e non domani, con coraggio,
denunciare lo scandalo che ha interessato e sta interessando la
nostra Provincia. Ricordando che anche il solo tacere è segno di
vigliacca compartecipazione … e di certo questo difetto non mi
appartiene e non appartiene nemmeno a voi donne presenti.
Per questo mi piace
terminare il mio intervento sottolineando che le donne, come l’acqua,
rappresentano la vita e sono la continuità della specie e quindi
debbono, visti gli attuali disastri, rivendicare il diritto di
interamente e fattivamente partecipare alla soluzione dei problemi
denunciati. Infine le donne debbono riappropriarsi di quel compito
tutto femminile che, affidatoci dalla natura, si esplica difendendo
con ferocia, ma anche con infinita tenerezza, quel dono inestimabile
rappresentato dalla salvaguardia della salute e dall’ambiente.
Siamo vita e,
dunque, dobbiamo pretendere la vita!
A.
N.