domenica 6 dicembre 2009

Il mio indimenticabile 5 dicembre 2009: "No B-Day"


Era da giorni che aspettavo di partire alla volta di Roma per incontrare quelli del “No B-day” del resto di Italia per unirmi a loro e gridare insieme: “Berlusconi dimettiti”. Il pullman era pieno, qualche richiesta è stata rifiutata con dispiacere perché i posti erano già occupati. Il cinque mattina di buon ora siamo partiti portando con noi il messaggio dei nostri concittadini che per vari motivi non sono potuti venire e l’immancabile indumento di color viola. La mia sciarpa fatta appositamente con le mie mani per l’occasione risaltava sul piumino bianco perché doveva essere evidente a tutti il messaggio che portavo. Roma ci ha accolto con un cielo sereno ed un sole caldo che ha facilitato la coesione di tutti noi. Piazza della Repubblica era strapiena, le vie adiacenti anche. Ci sono volute ore prima che il corteo si dirigesse verso la meta di piazza San Giovanni in Laterano. Subito mi ha colpita lo stand allestito dal popolo delle agende rosse dove ho prontamente acquistato “ l’agenda rossa di Paolo Borsellino” (vedi foto). La gente intorno aumentava, tra di esse si scorgevano personaggi di spicco del mondo politico tra i quali ho potuto salutare, l’on. Nello Formisano, l’on Francesco Barbato, l’on Massimo Donadi. Ho notato la presenza del presidente dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro e degli europarlamentari Luigi De Magistris e Sonia Alfano accerchiati da fans e giornalisti che ne rendevano impossibile il contatto. Nel percorso ho notato tanti altri personaggi del mondo dello spettacolo e della politica Rosi Bindi neo presidente del partito democratico, Manuela Palermi ex senatrice dei Comunisti Italiani, il leader dei Verdi Angelo Bonelli, l'ex leader del Pd Dario Franceschini, l'ex candidato alla segreteria Ignazio Marino, il presidente della Puglia, Niki Vendola, l'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, Nanni Moretti ed il vignettista Vauro Senesi. È stato commovente vedere questo fiume di persone, di famiglie con bambini piccoli ed anziani manifestare per le vie di Roma e chiedere le dimissioni del premier Silvio Berlusconi. Io e gli amici ebolitani abbiamo portato la voce di chi anche ad Eboli concorda con questo messaggio. Lo spettacolo festoso di piazza San Giovanni rimarrà nei miei ricordi per i giorni futuri in quanto vedere il popolo reclamare il proprio pensiero è un qualcosa di entusiasmante che ti tocca nel profondo. Il grido all’unisono scandiva le parole degli oratori. Le parole dette con forza, coraggio, carattere, emozione dai più, ma in particolare quelle urlate da Salvatore Borsellino, mi daranno la forza per continuare la battaglia civile e politica anche nella nostra città. Eboli si merita di ripartire alla grande e di avere una classe dirigente all’altezza dei compiti a cui è chiamata. Io continuerò con la mia squadra a lottare per questo cambiamento e non mi fermerò anzi, saranno gli altri se vorranno a doversi fare da parte. Purtroppo la sera si avvicinava e la stanchezza non si sentiva così come la fame perché ero lì convinta di esprimere un sentimento di giustizia per il bene del nostro Paese. E tutti sappiamo che quando siamo convinti di quello che facciamo anche il sacrificio e la fame vengono messe a tacere. C’era da portare un messaggio e da gridarlo più forte che si poteva ed io l’ho fatto. Quando è cominciato il concerto di Roberto Vecchioni, io ed il mio gruppo abbiamo dovuto lasciare la piazza sulla quale era sceso il freddo della sera per riprendere il viaggio del ritorno. Il viaggio è stato un momento di riflessione interiore verso quello che di magnifico era accaduto. La gente comune riunita dall’iniziativa di pochi sconosciuti tramite face book con l’aiuto di pochi e tra il silenzio della stragrande maggioranza dei giornali e delle televisioni ha dimostrato che se vuole l’Italia può cambiare. C’è una parte di italiani che ragiona, pensa e non ha paura di esprimere compiutamente il proprio pensiero. Mi auguro che anche ad Eboli ci sia questo fermento che porterà ad un cambiamento radicale del modo di fare politica e di gestire la cosa pubblica della nostra città per dare fiducia alle prossime generazioni. Chiudo questo mio gioioso racconto con le parole di Salvatore Borsellino: “Resistenza! Resistenza! Resistenza!”

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